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Mitologia di Pilio

Pilio Mitologia

Il Pilio, secondo la mitologia, è stata la residenza estiva degli dei del Monte Olimpo , la sede dei Centauri e il campo di battaglia della "Gigantomachia”.

Ercole, Achille, Giasone e Asclepio impararono qui la musica, la virtù e l'arte della guerra dal centauro Chirone. Sotto la sua guida, appresero le proprietà curative delle erbe e delle piante del Pilio.

Asclepio progredi’ così tanto nell’arte medica, che addirittura supero’ il suo maestro, il centauro Chirone, Con lui nacque il simbolo della medicina: un serpente che si attorciglia ad un bastone.

Il Pilio è stato anche il luogo del matrimonio tra la Nereide Teti con Peleo. Durente la festa che ne e’ seguita, la dea Eris, piena di rabbia perche’ non invitata, gettò una mela d'oro pronunziando la parola “Kallisti " (alla piu’ bella).

Fu il primo concorso di bellezza tra dee belle e potenti, quali Era, Atena e Afrodite. Paride, principe di Troia e arbitro della tenzone, decise di premiare Afrodite.


L’immortale Achille, figlio di Peleo e Teti, si impegno’ in una guerra contro Troia, fatale per Paride, la sua famiglia e la sua patria.
Un’altra versione mitologica ci parla di una guerra a sfondo economico contro i Troiani, che volevano imporre un pesante tributo alla navi greche in transito nello Stretto dell'Ellesponto , dopo l’apertura di rotte marittime commerciali ad opera degli Argonauti.

Da ricordare anche la partecipazione del Pilio alla sconfitta di Serse, re dei Persiani, coll’affondamento della sue navi presso le grotte della zone. Cio’ contribui’ altresi’ alla pesante sconfittadi Salamina.


Dal Pilio nasce la spedizione degli Argonauti, nel 13 ° secolo a.C. La nave Argo lasca la città di Iolkos (oggi Volos) per la lontana Colchide, con Giasone a capo, alla conquista del vello d’oro, simbolo di onore e di ricchezza.

Quando Giasone tornò col vello d’oro, porto’ come sua moglie la maga Medea. Costei era figlia del re Aetes e nipote del Sole, Principessa di Ajas e poi regina di Iolkos. La sua tragica figura fu messa in scena da Euripide in "Medea", tragedia nel 431 a.C.

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